E’ l’incertezza che rende difficile l’operare produttivo qui ad Orvieto, non è solo la durezza della crisi con cui dobbiamo fare i conti, ne la tragedia di un evento climatico che, come popolazione, abbiamo dimostrato ampiamente di sapere affrontare con forza e con capacità, ben più degli enti preposti e dei professionisti venuti da lontano.
Non è la fatica, ne la paura nell’affrontare i rischi il nostro problema. Il declino è anche, forse sopratutto, figlio dell’incertezza. Le forze sane, come l’Associazione Librai Italiani e l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che qui ad Orvieto con il locale Centro Studi, avevano dato vita all’inizativa della Scuola Italiana Librai, riconosciuta eccellenza internazionale che ha formato i direttori di librerie prestigiose e collaborato con quesi tutte le realtà editoriali del paese, ebbene anche loro hanno, nell’incertezza del destino che l’amministrazione vorrà dare allo stesso Centro Studi, hanno infine gettato la spugna. Adesso la Scuola Librai va a Roma, ed a noi restano gli incerti cocci di quel che resta del Centro , ed i conti da pagare.
Le istituzioni culturali sono come le fabbriche, se smettono di produrre, cultura e prestigio nel nostro caso, come pagheranno gli stipendi? Come impedire che si trasformino nell’ennesima scatola vuota, nell’ennesimo palazzo abbandonato? Come fermare questa deriva in cui oltre l’Ex Ospedale, l’Ex Caserma, L’Ex Istituto ed a breve l’Ex Tribunale sta per aggiungersi anche un Ex Centro Studi?
E’ dura costruire realtà che si ritaglino un ruolo d’eccellenza, e ci vogliono anni, perderle invece è solo un attimo.
ok non ho parole