Il “piatto” per Orvieto

Tra le tante proposte relative al comune di Orvieto c’è quella del “Piatto per Orvieto” detta anche “Piatto di Comune” che, dopo aver saccheggiato arcaiche visioni superate dalla storia, dopo aver considerato il Comune un’isola lontana a tutto e tutti, autocratica ed autosufficente (che stupidità) ed aver copincollato a destra e manca blaterando di far west commerciale con spazi privi di tutele e “licenze” (le licenze non esistono più, si informino codesti uomini saggi), esenzione fiscale diffusa, dismissione di patrimonio immobiliare (ancora?) e della creazione di una banca “sociale” comunale (chi la finanzia?), si lancia in ardimentose analisi del calibro “E’ bene saperlo: non è crisi passeggera, è CRISI STRUTTURALE DI UN INTERO MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE.” (si noti il maiuscolo). A quest’acuta osservazione del saggio e fine economista seguono perle di saggezza a profusione tali da garantire una “vera rivoluzione copernicana”.

saggezzaInfine il documento in oggetto si conclude con “Comuni e regioni dovranno dunque individuare piccoli staff che si occupino unicamente di elaborare progetti in grado di ottenere risorse, rispettando ovviamente le nostre linee guida: sostenibilità, equità sociale, chilometro zero, cemento zero.”

Ecco il punto! Questi vogliono solo un posto parastatale per mettere il piatto a tavola, ovviamente a lavoro e km zero, e per farlo sono anche disposti a finire di incasinare il Comune. Tenetelo a mente.

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