Ricordava a settembre 2014, il neo sindaco di Orvieto Giuseppe Germani, che il comune Comune ha comprato con investimento pubblico dalle società Enel Spa e Dalmazia Trieste Srl, l’ex impianto idroelettrico “Netti” con la prospettiva iniziale di destinarlo a centro di documentazione, tipica dell’epoca ed ormai superata nella società della rete, e successivamente di recuperarlo ricominciando la produzione d’energia dall’impianto da immettere in circuito per alimentare luci e strutture nalle aree archeologiche del PAAO.
Il tutto utilizzando come fonte di finanziamento ‘Aree Interne’ il cui preliminare di strategia sarà discusso in Commissione il 18 maggio.
Il dichiarato obbiettivo di recupero di manufatti dimessi di archeologia industriale, per la valorizzazione delle fonti rinnovabili e per la realizzazione di percorsi didattico-educativi e turistico-ambientali necessita naturalmente dell’individuazione del soggetto privato attuatore del progetto ed è stato costituito un gruppo di lavoro che sta dovrebbe avere verificato la fattibilità del ripristino.
Tuttavia da quel settembre di due anni fa non ci sono giunte notizie ufficiali e gli orvietani sanno che la struttura continua ad essere invasa dai rovi ed i cunicoli di rilascio delle acque, stando al CAI (Centro Alpino Italiano) la cui sezione locale ha condotto delle esplorazioni in sito, risulta invasa dalle acque.
A questo punto, considerata l’importanza della struttura che continua a deteriorarsi, acquistata con soldi pubblici, è necessario interrogare il Sindaco sullo stato della struttura, sui progetti e sugli obbiettivi che si pone il Comune mettendo in campo questo importante asset per due buone ragioni:
- Il mettere a disposizione gli immobili cittadini in “Aree Interne”, se non fatto a fronte di progetti chiari, con un orizzonte temporale definito, e delle ricadute positive per cittadini e territori potrebbe anche aprire la strada ad una impropria forma di cessione, ad esempio, dell’ex caserma o di altri immobili importanti senza passare per le gare d’affido od i consueti processi di alienazione con le relative tutele di legge.
- Le alternative per la Netti esistono e sono fattibili, se il Comune non ha un piano concreto (e lo dimostrano lo stato di abbandono e le chiacchiere sulle possibili utilizzazioni che si sono succedute nel tempo) il M5S potrebbe presentare le sue soluzioni.
In ogni caso occorrerà anche capire come mai è finita in abbandono dopo l’acquisto del 2005 e se ci sono delle responsabilità di mancata custodia.