FLAT TAX TRA FANATISMO QUASI RELIGIOSO (TASSAPIATTISMO) ED ECONOMIA REALE
(di Meetup Orvieto)
Il tema dei Tassapiattisti è semplice. Se lasciamo più soldi delle tasse ai “ricchi” che questi non se li tengono ma li faranno girare e l’economia ne guadagna. È dai tempi di Ricardo ed Adam Smith che alcune scuole economiche collegano l’accumulazione ai bisogni e all’uso, come se è qualcuno straricco avesse qualcosa a che vedere con la soddisfazione dei bisogni, per quanto lussuosi, tale accumulo. E soprattutto come se ci fosse riprova di una tale tipologia di comportamento, uno studio antropologico che la asseveri fuori di ogni dubbio ed escluda i nostri dubbi (e quelli dell’assemblea costituente).
In Costituzione saggiamente invece sì è posto un principio di proporzionalità che ha comunque permesso all’Italia il boom economico. Ed essendo noi i proponenti di Orvieto città per la costituzione ovviamente dobbiamo fare riferimento all’articolo 53 quale base sia del vivere civile che del boom economico degli anni passati.
Articolo 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività
Ma c’è di più!
Ora veniamo da un periodo di sprechi e malgoverno talmente lungo che ovviamente vorremmo tutti tagliare le tasse e quella burocrazia da “mandarini” che ci vive intorno, dimenticandoci però delle conseguenze ad esempio delle privatizzazioni che hanno creato nuovi Paperoni…
Ecco noi non vogliamo ne mandarini e neppure nuovi paperoni, quindi non lo vogliamo che si continui degli sprechi ma non vogliamo regalare le cose pubbliche ai privati.
Nel passato per qualche tempo ci siamo riusciti ed in molti paesi i sistemi che coniugano la libertà economica con la giustizia sociale sembrano funzionale meglio che da noi. Senza slogan e formule magiche ma con attenzione ed impegno, con i funzionari pubblici che operano con disciplina ed onore ed una economia sana in cui sono gli operatori stessi a denunciare chi tenta la scorciatoia del malaffare.
Il resto è fuffa, slogan e delusione.
Qui sotto l’ultimo di tanti esempi: