Un territorio ancora incontaminato, ricco di eccellenze e tipicità, di prodotti e bellezze che ci invidiano da tutto il mondo e che da tutto il mondo vengono a visitare: questo è il territorio orvietano.
Purtroppo un territorio all’ombra di una discarica tra le più grandi della regione, una sorta di vulcano addormentato nel cui ventre si sono stratificati rifiuti speciali, quelli dell’emergenza campana e tanta spazzatura urbana che non si è voluto o potuto differenziare in presenza di una piano d’ambito che si è dimostrato fallimentare.
Oggi tante forze politiche e territoriali che hanno avuto le proprie responsabilità in questa situazione tentano di rifarsi una verginità e dettare un’agenda operativa ambigua e contraria alle esigenze di economicità e sostenibilità che i cittadini meritano.
Non vogliamo fare l’hit parade del peggiore tra l’assessore Cecchini, famosa per volere a tutti i costi l’espansione del secondo calanco, che da centro sinistra rimbrotta la vecchia amministrazione Concina di non essersi battuta contro il terzo calanco, anzi di aver deliberato in ATI4 l’avvio del procedimento nel 2011 con l’allora assessore Tardani e con l’astensione del successivo assessore, Margottini, quando se ne discusse l’impiantistica. Ci limitiamo a dire che una corretta programmazione avrebbe permesso oggi di avere già in discussione, sia nel Contratto di Fiume che per Aree Interne dei veri distretti del riciclo altro che allargamenti di discarica o le incursioni a Roma dell’ex sindaco per avere nientedimeno che un inceneritore.
Ma non ci limitiamo a dire solo che siamo diversi, da parte nostra come MoVimento 5 Stelle abbiamo da sempre fatto dell’Ambiente uno dei nostri punti di riferimento e qui nei territori orvietani abbiamo presentato sia in campagna elettorale che annualmente una proposta a 5 stelle sul ciclo dei rifiuti chiara, economica e condivisa sul solco di quanto nei nostri documenti fondanti come la “Carta di Firenze” del 2007 che sulla strategia #RifiutiZero.
L’anno scorso purtroppo non siamo riusciti, da forza di opposizione compressa tra ex maggioranza e maggioranza attuale, a portare la discussione sugli argomenti veri del ciclo dei rifiuti quando fummo ideatori ed unici firmatari in Consiglio Comunale dell’Osservatorio “Le Crete”, ora scissosi in quello originale, la cui carta fondante è accessibile e depositata in Comune,
e nel “gemello” (che usa lo stesso nome ma un logo diverso per via del copyright) costituitosi con l’aggregazione promotrice di una legge d’iniziativa popolare in cui non ci riconosciamo per i tanti comitati e fondi che pone a metà strada dalla partecipazione dei cittadini e le scelte strategiche della regione, che non è dichiaratamente contro gli inceneritori e le discariche e che, pertanto, non rientra nella nostra visione di un ambiente sano con un ciclo di rifiuti virtuoso. Abbiamo potuto fare informazione, scrivere una lettera aperta ai cittadini sin da settembre mettemmo in guardia contro le possibili crisi che puntualmente si sono verificati, individuare criticità nell’inquinamento dei territori addirittura fino a Fabro in cui il Sindaco, pur respingendo ogni accusa, intanto ha dovuto emettere ordinanza per impedire l’uso dell’acqua nei pozzi ed ancora non si è scavato in profondità, ed abbiamo assistito alla pioggia di interdittive antimafia in regione che rendono “Le Crete” ancora più appetibile.
Quest’anno i nodi dell’enorme costo Tari, della messa in commercio della materia prima recuperata, dell’evitare incursioni dei capitali d’origine malavitosa e della salvaguardia dell’ambiente puntando alla chiusura ed alla gestione post mortem della discarica saranno sicuramente causa di acceso confronto.