Lucia Vergaglia sul mancato rilancio del Centro Studi Gianni Rodari

GUASTAFESTE SENZA UNA FESTA

Sono stata intervistata qualche giorno fa da Alex Corlazzoli​, giornalista del ” Il Fatto Quotidiano​ il quale con accuratezza mi ha posto alcune domande mirate a conoscere le condizioni attuali del Centro Studi Rodari di Orvieto. Un colloquio attento che ha spaziato su diversi profili.
Leggendo quest’articolo emerge in maniera desolante la delusione, ma soprattutto lo scoramento delle eredi del Maestro le quali essendo le depositarie dell’immenso patrimonio culturale giustamente trovano offensiva la trascuratezza nei confronti di un’istituzione di cui sono fondatrici insieme al Comune di Orvieto. La reprimenda purtroppo ci sta tutta.
E’ ciò che ho pensato anch’io quando ho letto il voluminoso DUP discusso nell’ultima seduta del Consiglio.
Infatti solo ad un esame minuzioso del testo si potevano recuperare le misere 5 righe dedicate alle prospettive programmate per il Centro Studi: parole zeppe di contraddizioni ed inesattezze che denotano una significativa superficialità se non addirittura ignoranza dei fatti. Ovviamente l’elemento più aberrante resta la prevedibile dimenticanza del noto credito che da Statuto costitutivo il Centro Studi Rodari vanta per un importo determinato ed annuale e che non viene ottemperato da più di cinque anni.
Il numero cinque ricorre anche nelle “chiacchiere da caffè” del sindaco Germani che in diverse circostanze, anche in mia mia presenza, allorquando si attribuisce il merito di aver stanziato ben cinquemila euro.

Ma così non è. Non vi sono delibere che attribuiscano denari destinati al saldo del debito e dunque doveroso riconoscimento dello stesso!!!
In qualità di consigliere designato dalla minoranza ed nominato all’umanità sono tenuta a vigilare e salvaguardare gli interessi di entrambi gli enti nei quali sono stata eletta e in questo caso il debitore ovvero l’amministrazione non può, giuridicamente, politicamente e aggiungerei eticamente in maniera unilaterale decidere quanto è benevolmente disposto a concedere quasi come se fosse un obolo!
Di contro è il cospicuo è il numero di società partecipate, associazioni locali e non e promotori promotori di eventi pubblici che beneficiano a vario titolo di risorse economiche, assegnazione di sedi comunali, supporto logistico, comunicazione promozionale e valorizzazioni delle iniziative senza alcun riscontro delle attività di sviluppo realmente misurabili al fine di poter valutare il reale contributo a vantaggio del territorio e comunque finalizzate per dare lustro e prestigio alla città di Orvieto. Per il rilancio del Centro Rodari invece finora si parla, si illude e si sogna anzi si vaticina di stanziamenti evidentemente solo pensati e tutt’al più pubblicizzati a scopo propagandistico come grandi strategie in corso d’opera.

Ci viene solo riservata l’amarezza, il dispiacere, lo scoramento carico di disappunto da parte di chi ha avuto fiducia nel concederci l’onore di amministrare in maniera fruibile al pubblico e alla ricerca scientifica sull’opera di Gianni Rodari. E non si tratta solo delle indegne condizioni nelle quali versa il fondo librario, ma soprattutto con lo straordinario risultato di poter affiancare il nome della nostra città al titolo del famoso “Premio alla fantasia”.
Cos’è poichè non sappiamo più far funzionare il giocattolo, diciamo che è rotto, costa troppo riparalo e lo abbandoniamo?
Tranquilli, ci sono tante persone sia giuridiche che più volentieri farebbero sicuramente di più e facilmente proficuo!
Suvvia, scongiuriamo questo pericolo: il Centro Studi Rodari ed Orvieto meritavo altra sorte. I punti di forza per ripartire sono molteplici: la collezione presente in sede è unica e disponibile una volta organizzata in maniera professionale, le mostre sono praticamente pronte per tornare in esposizione e le opportunità di collaborazione si sono già manifestate
Negli ultimi tempi vi è stato un rinnovato interesse espresso in pubblico, ma soprattutto in privato, difatti diversi studiosi, cultori ed associazioni da diverse parti d’Italia che pur manifestando indignazione ed incredulità su come Orvieto sta abbandonando il Centro all’incuria in tutti i sensi si sono offerti di essere utili e contribuire alla riattivazione dello sviluppo prossimo venturo. Poter riscontrare il supporto e l’incoraggiamento apre il cuore. PERSONALMENTE GRAZIE.

Ma senza soldi si poteva e si può fare qualcosa? Certo, i passi che sono stati fatti sono troppo piccoli per essere eclatanti. Già da Agosto ( dopo che abbiamo accolto in maniera miserabile la visita delle signore Rodari nello sgabuzzino della biblioteca Fumi ….) sì è provveduto a ricostruire le tappe delle decisioni delle amministrazioni precedenti ed è qui che sorgono giustificatissimi dubbi sulla fondatezza della consueta scusa ” …del non abbiamo risorse…” ma come quando il Comune versava in condizioni economiche finanziarie realmente emergenziali ha onorato il proprio debito e adesso che ci viene sventolato in modo trionfalistico ed in tutte le occasioni il risultato di aver superato il pre – dissesto non ci ricordiamo che ci sono partite ancora aperte? Ma siamo sicuri che l’amministrazione avrebbe superato ugualmente e positivamente il vaglio delle Corti se avesse presentato la reale situazione con la presentazione di quelli che sono a tutti gli effetti debiti fuori bilancio? E se si è opportunisticamente evitato di dire la verità?

Successivamente vi è stato l’incontro con le tante personalità dello scenario intellettuale della città che in passato si sono spese in prima persona nel creare e mantenere alto il valore del rinomato Premio Alla Fantasia – Città di Orvieto,le conferenze di accademiche, gli exibit, la diffusione di una nota ed apprezzatissima rivista di approfondimento saggistico e scientifico, il radicato coinvolgimento delle giovani generazioni. Tuttavia è stato avvilente riscontrare la distanza da qualsiasi ipotesi di ricominciare a ” lavorare” per il Centro e anche questo appare essere un indice preoccupante della disaffezione.
Vi sono state trasferte per conoscere coloro i quali ricoprono inattivamene incarichi che hanno abbondantemente superato la scadenza naturale. Si attende ancora di sapere quali siano le intenzioni, ma il perdurare di questo atteggiamento di noncuranza nel comunicare decisioni frena non poco la ricerca di altri soggetti della comunità scientifica che potrebbero apportare nuova linfa. Ma quanto meno adesso è di dominio pubblico che il Centro ha un nuovo C.d.A.
Ancora si sono tenute riunioni con esponenti dell’editoria con i quali si è pensato di creare un festival rivolto agli autori emergenti le basi ci sono. Vi è stato la possibilità di sensibilizzare altre amministrazioni comunali anche di città importanti con le quali poter intraprendere un percorso culturale che abbia come riferimento propulsore il Centro Studi Rodari di Orvieto, anche da questo punto di vista i presupposti si sono rivelati ottimi. Si sono verificate occasioni non prevedibili nelle quali al fine di preservare il buon nome del Centro e di conseguenza di Orvieto si è scelto di ricevere in forma privata la visita di una professoressa di linguistica italiana la quale provenendo da Università estera pur notando un c.d. riallestimento del Centro è riuscita a trovare il prezioso in quanto rarissimo materiale che occorreva alla ricerca che stava conducendo. Si è provveduto informalmente a far stimare i tempi e i costi di una catalogazione delle opere presenti nel Centro per avere un riferimento dell’entità della spesa necessaria. Soggetti privati hanno offerto la propria collaborazione gratuitamente per ripristinare il sito scaduto da tempo.
Il Centro Studi Rodari pur non avendo patrocinato le iniziative che spontaneamente sono nate dal territorio ha fatto sentire la presenza regalando un senso di appartenere ad una comunità che cresce nella ammirazione dell’opera del Maestro e lo fa vivere.
Sono stati presentati e protocollati report e progetti a breve e lungo termine a cui non è arrivata alcuna risposta neppure in termini negativi. Si combatte strenuamente fuori e dentro il Consiglio per richiamare le istituzioni a fare il proprio dovere anziché limitarsi ai proclami che danno la fuorviante sensazione che vi siano intenzioni serie e creano altro discredito alla città.
Si seguono online le attività e le produzioni di ogni forma di arte che purtroppo solo altrove si tengono e si sostengono.
Sono stati dedicati tempo e energie per individuare dove sono tenute le scritture contabili per far fronte alla mancanza di un ufficiale passaggio di consegne e dunque poter procedere a recupero dell’amministrazione diretta delle risorse da tanto attese e da poter impiegare fin da subito per poter potare un mazzo di rose da accompagnare alle scuse alle signore Rodari, anche se sappiamo che ben altro ci sia aspetta dal nuovo C.d.A., ma soprattutto dall’inerte amministrazione.

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