TRA REDDITO DI CITTADINANZA, SALARIO MINIMO ED INCENTIVI ALLE IMPRESE SI RISCHIA DI GETTARE LA PALLA IN TRIBUNA. LA DOMANDA È SEMPLICE: COME RIDURRE LA DISOCCUPAZIONE?
Ancora una volta i candidati locali e quelli delle europee sembrano sfuggire ad una delle tematiche più importanti: quella della disoccupazione attuale e prossima ventura.
Lucia Vergaglia, avvocato e giuslavorista promotrice di Orvieto città per la Costituzione, ha seguito da vicino e partecipato al simposio “Lavoro 2025” col professor Domenico De Masi, pone l’accento sulla mancanza delle tematiche della disoccupazione attuale e futura nei nostri territori in questa strana campagna elettorale fatta più di slogan che di temi:
《Occupazione e cambiamenti tecnologici vanno da sempre di pari passo. E da sempre ogni avanzamento tecnologico riduce la platea degli occupati. In un paese ed un territorio che già di loro stanno soffrendo La piaga di una elevata disoccupazione in combinazione letale con un gran numero di cervelli in fuga ed una emigrazione che tocca il quarto di milione annuo tra i nostri giovani più volenterosi ed interi nuclei familiari questo dovrebbe essere considerato il principale problema oppure quantomeno essere nella Top Ten. Noto invece che non se ne parla e si getta la palla in tribuna: ad esempio sul reddito minimo orario Non si parla al tempo stesso di un orario massimo di lavoro in mancanza del quale resta impregiudicata la frattura sociale che c’è tra chi il lavoro ce l’ha e chi invece non può accedervi. Se non si pongono dei massimi accade che l’azienda preferisce far lavorare in straordinario, magari con reddito minimo , piuttosto che ragionare in termini di turnazioni ed aumento degli occupati. Addirittura gli potrebbe convenire rispetto alla situazione attuale.
E per caso qualcuno di voi ha sentito parlare del tema della massimo orario settimanale o mensile da parte di qualcuno dei candidati?
Qualcuno ha proposto incentivi ad aziende che si ponessero un limite etico alle ore di lavoro?
Siamo tornati alla logica di chi è dentro e dentro e chi è fuori e fuori per poi dare la colpa al mercato oppure all’automazione.
Anche sulle ipotesi di accompagnamento al lavoro in altre regioni attraverso i Navigator previsti dal reddito di cittadinanza e dal famoso nuovo software, onnipresente in ogni campagna elettorale, che dovrebbe fare incrociare domanda ed offerta nei centri per l’impiego (sic.) Quello che sembra mancare del tutto è come i famosi interessati dal “patto per il lavoro” verranno fisicamente coinvolti. Persino in ambito locale non abbiamo sentito i candidati e, per la verità in nessuno dei comuni del territorio, presentare dei progetti per i quali sarebbero coinvolti nelle attività socialmente utili i tantissimi destinatari della famosa card. Ed andrebbe anche chiarito che per quelli che prendono una quantità davvero esigua di rdc chiedere di fare 8 ore alla settimana di lavori socialmente utili giustamente imbarazza un pochino chi si avvicina a fare il sindaco di una città che ha nel nuovo Statuto cittadino precisi impegni per il lavoro e per la massima occupazione. Infatti ha chiarito l’INPS che la media prenderà circa €500 ed il minimo è €40. A coloro che sono in questa forbice bisogna chiedere di lavorare per il comune alle dipendenze dirette di chi ha lo stipendio statale? Un primo cittadino certamente vorrebbe l’inclusione sociale non una nuova forma di esclusione come sembra essere diventata questa che era un cavallo di battaglia nella sua formulazione originale di un movimento politico che diceva “nessuno deve rimanere indietro” mentre sembra aver scavato un solco. In ogni caso l’argomento è diventato una sorta di Tabù da parte addirittura di chi dovrebbe esserne il portabandiera e non viene discusso.
Mancano 10 giorni alle elezioni e la posizione su questi temi va chiarita.》Lucia Vergaglia, consigliere e portavoce uscente