SI CHIAMA PEBA ED È LO STRUMENTO DA ATTIVARE APPENA I COMUNI BATTERANNO UN COLPO.
A febbraio 2018 è stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno proposto dalla capogruppo M5S, Lucia Vergaglia, con il quale si impegnava il sindaco e la giunta ad avviare immediatamente ogni attività necessaria a giungere all’adozione del Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) aggiornato per il Comune di Orvieto, recentemente dichiarato dal consiglio all’unanimità “Città per la Costituzione” ed ad avviare, in seno al sistema delle “Aree Interne” una discussione pubblica volta ad iniziative comuni per la redazione di attività e piani di dimensione extracomunali che possano convergere nei singoli PEBA come previsti per legge. Ad oggi tuttavia nulla risulta fatto e l’elenco dei problemi che vivono i disabili e le loro famiglie è molto lungo: diritti ignorati, barriere architettoniche che impediscono la mobilità, una scuola non sempre inclusiva, fondi pubblici insufficienti per garantire una qualità di vita dignitosa, oltre che mancanza di politiche sociali strutturali che rappresenterebbero in senso più ampio le pari opportunità per non lasciare indietro i cittadini più fragili.

Per una serie di buoni motivi, tra i quali quello che specifici fondi europei possono essere richiesti solo se si è raggiunta una massa critica di
oltre 50.000 abitanti, abbiamo stilato una road map ed indicato la dimensione territoriale delle aree interne per le richieste di finanziamento per procedere alla progettazione esecutiva ed ai lavori di sostituzione delle barriere architettoniche con sistemi di accesso facilitato dal punto di vista fisico e sensoriale. Ciò non toglie che invece la raccolta delle esigenze in special modo il censimento delle barriere architettoniche debba invece avvenire nella dimensione comunale. Solo quindi singoli municipi a dover fare la propria parte ed organizzare dei momenti di confronto e di elaborazione. Nel territorio orvietano siamo avvantaggiati dal fatto che la funzione comunale del catasto è condivisa appunto tra tutti i comuni delle aree interne. Senza dubbio la condizione più vantaggiosa tra quelle ipotizzabili per la realizzazione di una città accessibile. Cosa stiamo aspettando?