E’ ormai definitiva la resa natalizia.
Orvieto, città turistica, non solo non riesce a capitalizzare le vacanze natalizie e l’intero periodo delle feste di Natale, ma si eclissa completamente dai calendari ufficiali di eventi nei giorni del 24 e 25. Persino il vicino borgo di Porano ufficializza in calendario quelle iniziative che danno il senso di comunità e vicinanza che questo periodo dovrebbe evocare.
Il quadro, al netto delle polemiche e delle imboscate politiche, è chiaro e definito: per anni è mancata una strategia per il turismo nella stagione fredda e ci si è adagiati sul maxievento Umbria Jazz Winter.
Ormai è quasi un mese che abbiamo gettato questo grido d’allarme, ammonendo che in simili condizioni siamo deboli nelle trattative istituzionali con l’organizzazione del maxievento da cui dipende il successo dell’intera stagione in regime di monopolio. E che siamo esposti al rischio di un acquisto dell’evento da parte di altre città. Facevamo l’esempio di Spoleto che è perfettamente in grado di gestire grandi eventi e che già ha “scippato” a Gubbio la fiction Don Matteo, ricavandone introiti notevoli sul turismo mentre è invece di questi giorni il giallo sullo strano sbaglio della prestigiosa rivista del Touring Club, punto di riferimento del turismo informato, che darebbe Umbria Jazz Winter a Perugia. Aggiungiamoci che i consulenti del comune sono stati estremamente chiari dichiarando che Orvieto sta scomparendo dal quadro delle destinazioni turistiche. I campanelli d’allarme ci sono tutti, non ascoltarli e far finta di niente è una scelta legittima, per noi non condivisibile ma legittima. Tuttavia è una scelta che va fatta in piena coscienza sapendo che poi con quanto ne conseguirà bisognerà poi convivere.
Altri luoghi, in questa regione nelle regioni confinanti e nel resto d’Italia, hanno fatto della capacità di diversificare l’offerta e destagionalizzare il turismo punti di forza tali da riuscire addirittura a crescere nonostante la crisi. Qui abbiamo visto professionisti dell’incoming, del commercio, della ristorazione e dell’accoglienza alberghiera battersi contro le iniziative natalizie. Il risultato è che a Natale Orvieto è sparita come destinazione turistica. Il processo di recupero potrebbe durare anni, vorrebbe una condivisione degli obbiettivi con la platea degli operatori del panorama orvietano che, è dimostrato dal giubileo, dalla perdita degli eventi o del valore degli eventi (ricordate cos’era una volta Orvieto con Gusto?), sarà forse possibile con la prossima generazione d’imprenditori destinata a soppiantare quelli che adesso per risparmiare spese di energia e personale preferiscono stare chiusi un giorno in più piuttosto che portare persone ed iniziative, a subentrare nei tanti fondi commerciali con la scritta “Affittasi” scolorita dal tempo, mentre chi ha posizioni di rendita tende a mantenere lo status quo a dispetto e danno di tutti gli altri.
Noi siamo per prendere i buoni esempi e le buone pratiche da dove funzionano e cominceremo da un argomento che manda su tutte le furie quel tipo di imprenditoria da “rendita di posizione”. Valuteremo come andrà questo Natale e se sarà un flop proporremo iniziative e sosterremo iniziative volte a dare energia e finanziamenti comunitari per il Natale 2015.
Immaginiamo una città viva, ricca di luci e colori, musica, sport invernali, trasporti pubblici gratuiti tra i parcheggi insilati e quelli dello Scalo, mercatini e villaggi natalizi, una natività ed un albero di Natale artistico fatto dagli artigiani Orvietani di cui Michelangeli è l’emblema, artisti di strada, serate tematiche, una notte bianca dei regali con spazi e feste per i bambini. Orvieto deve essere viva, ed esserlo tutte le stagioni. E che non lo sia solo al centro storico.
Intanto vi lasciamo a godervi cosa valgono dei mercatini quando sono sostenuti dalle amministrazioni e dai cittadini.
Stay tuned, restate sintonizzati e diffidate dalle imitazioni.
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