“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire.” (Sandro Pertini, 25 aprile 1945)
Oggi è 25 aprile 2015 e dal 1949 si rievoca in questa data la fine dell’occupazione tedesca in Italia, del regime fascista e, per questa nazione, della Seconda guerra mondiale. Si rievocano oggi i valori della resistenza che erano prima di tutto valori di libertà dal fascismo e poi, dalla caduta del regime, valori d’indipendenza dall’occupante tedesco. Fu una lotta del popolo stremato dalla guerra e dalle privazioni che si concretizzò nelle insurrezioni della cittadinanza tutta, di ogni ceto e ragione politica, che anticiparono quella data, come nelle 4 giornate di Napoli in cui la città, sin dal settembre di due anni prima, ottenne grazie al sacrificio dei cittadini che l’esercito del Terzo Reich fosse messo prima in crisi e poi in fuga, non dagli americani che poterono attraccare ai porti dalla settimana seguente, non dai russi che si erano riorganizzati dopo Stalingrado, ma dagli italiani.
Oggi ci domandiamo se quei valori della resistenza sono ancora incarnati da qualcuno, se vi siano salde le legittime aspirazioni alla libertà, contro le guerre che ci circondano e coinvolgono, per la salvezza delle nostre terre ormai inquinate, delle nostre case pignorate da Equitalia e delle nostre officine e fabbriche acquistate in borsa da multinazionali e poi svendute. Chi si oppone allo strapotere dei tedeschi in Europa oggi?
Forse quella politica di “sinistra” che mette sempre il cappello sull’antifascismo ma poi in pratica è la più asservita? Quella politica amica dei liberatori americani che solo ieri si erano “dimenticati” di avvertirci della morte per mano loro di un nostro connazionale, volontario per la pace.
Oggi la guerra si combatte sotto altre forme, a volte senza eserciti in trincea, a colpi di Carta Visa come diceva una canzone, e negli spazi della politica, dall’Italicum alle piccole porcherie nelle regioni e nei comuni. C’è però ancora rende viva la resistenza, senza sventolare bandiere sotto un monumento per farsi il selfie, senza dibattiti in circoli che saranno disattesi, ma praticando quei valori giorno dopo giorno, nella vita, nel lavoro, nell’esempio che è la miglior educazione ed anche nella politica.
Buon 25 Aprile, cittadini, rendiamo viva resistenza.