Il gruppo consiliare del M5S Orvieto intende precisare la questione del “Centro del Made in Italy” di Bardano SMENTENDO che si sia trattata della semplice richiesta dell’apposizione di “pietre miliari” come ha titolato parte della stampa locale.
La nostra proposta era relativa al pubblico riconoscimento dell’area industriale di Bardano quale centro del Made in Italy impegnava testualmente: « l’assessore alle politiche di Marketing Territoriale a proporre al Consiglio Comunale, in forma di linee guida progettuali, tutte le politiche d’attrazione imprenditoriale, dei capitali di sviluppo e di accesso ai finanziamenti atti a portare nuove imprese ad investire nel “Centro del Made in Italy” entro 30 giorni dall’approvazione della mozione e che queste dovranno contenere proposte per una nuova denominazione dell’area produttiva tale da renderla identificabile come “Centro del Made in Italy”»
Il riconoscimento era quindi il primo fondamentale atto consiliare a cui agganciare tutta la serie di potenziali iniziative che potevano contribuire allo sviluppo dell’area industriale di Bardano. Tutti i distretti produttivi concorrono con i loro progetti a finanziamenti comunitari, internazionali, regionali e nazionali e li ottengono in funzione di progettualità valide e sostenibili e c’è una graduatoria: ogni singola richiesta di finanziamento europeo, legge nazionale, contributo di una camera di commercio cinese, patto di filiera o contratto “di rete” sul modello standard di confidustria dove appoggiarsi ad un atto simile, ed ai vantaggi che essa potrebbe portare. Per ora Bardano è una zona industriale come un’altra, senza logistica autostradale, senza un’anima o la visione di cui tutti si amano parlare.
Lo scenario è questo: se fosse stata approvata la mozione avremmo un centro amministrativamente riconosciuto quale punto nodale del Made in Italy, proprio mentre si afferma il nascente mercato delle tecnologie indossabili (wearable), la cui parte elettronica è costruita nelle silicon valley di tutto il mondo, per la cui parte estetica sicuramente i nostri designer, stilisti e le nostre aziende potrebbero fare la parte del leone, come ha dimostrato l’acquisizione di gran parte dell’asset Luxottica da Google Inc. Aggiungiamoci che per il secondo anno di seguito l’orvietanissima Vetrya ha ricevuto il premio dell’innovazione e sta costruendo il suo campus proprio in quelle aree, ed in quel campus si studieranno e svilupperanno le App in gran parte proprio per i dispositivi indossabili si sarebbe potuto lavorare per tentare la via dei finanziamenti per un nascente cluster industriale del wearable: nel Centro del Made in Italy di Bardano avremmo avuto, per esempio, software, design e tessuti Made in Italy e solo l’hardware d’importazione. Lo strumento cluster esiste in quarantotto realtà italiane e solo nel 2013 ha intercettato più di un miliardo e duecento milioni di euro di finanziamento (€ 1.215.480,00), e dato lavoro a decine di migliaia di persone considerando l’indotto, scusate se è poco.
Basterebbe avere avuto solo voglia di lavore guardando al futuro , invece di fare quella politica di piccolo cabotaggio che nel 2014 non si può permettere nemmeno il paesino più isolato, figuriamoci una realtà internazionalmente nota come la nostra.
La maggioranza Pd-Sel-Lista Gnagnarini, votando per il no, ha anche dato un chiaro indirizzo politico da rispettare. Adesso la Giunta ed il sindaco si trovano con un atto d’indirizzo politico palesemente bocciato. Teoricamente nessuno gli impedisce di prendere l’iniziativa da soli e tornare sui propri passi anche ora che il Consiglio si è pronunciato negativamente, però l’azione amministrativa diventa “contraddittoria” e questo permette l’impugnazione successiva a catena di ogni atto. Paradossalmente se domattina Germani volesse farlo per conto suo con la classica ordinanza tutti gli atti successivi da questa scaturenti, a detta chi si occupa di diritto pubblico, saranno viziati e deboli, essendo l’ordinanza un provvedimento amministrativo “tipico” più debole della delibera del Consiglio essendo gerarchicamente inferiore e puramente “terminale”.
Ragioni queste che ci costringono a richiamare l’attenzione della stampa sul fatto che non era una semplice “Pietra Miliare” ma una seria proposta di sviluppo del territorio da recuperare e riparare rapidamente in relazione alla quale non capiamo cosa ci abbia guadagnato il Pd, ed i suoi alleati, nel negare ai cittadini orvietani ed alle imprese orvietane un’altra opportunità gratuita d’affermazione, sviluppo e lavoro.
Concludiamo ribadendo, come già fatto in Consiglio Comunale, che dal 15 al 20 ottobre il M5S Orvieto sarà politicamente a Bruxelles al Parlamento Europeo, ospite dei 48 Eurodeputati del gruppo EFDD e presente al primo European Cluster Conference 2014. Avremmo avuto l’occasione per esporre una ghiotta, esclusiva ed innovativa proposta di sviluppo locale che sarebbe potuta partire da tutto il Consiglio Comunale di Orvieto come operazione di rilancio del territorio. Si è preferito ignorare addirittura con toni derisori la proposta. Noi invece crediamo profondamente nelle soluzioni condivise e nelle tante idee che portiamo e porteremo all’esame dell’assise consiliare nonstante le pretestuose chiusure e la falsa applicazione di legge, noi non molleremo la presa.