La durezza dei dati infrange definitivamente gli alibi della Giunta Germani.
Le linee programmate del Sindaco, presentate nell’ormai lontano giugno 2014, erano esplicite “Bisogna aumentare la ricchezza interna”, tutto questo ereditando un Comune in predissesto ma, anche grazie al rientro di quasi un milione di Euro dalla Campania, con i saldi attivi e le premesse per investire in fondi europei, progettualità e crescita con possibili ricadute in redditi e lavoro sul territorio.
Non è andata così, lo sappiamo, ed intanto sui giornali e negli cartelloni esposti fuori le edicole campeggia il triste primato orvietano dato dal confronto delle imposte sui redditi medi dei contribuenti orvietani negli ultimi anni: -6,3 %. Questo è il dato di PARTENZA, quale sarà la cifra dell’epoca Germani?
Ad oggi Orvieto non si salva nonostante l’essere meta internazionale di turismo da ben prima dell’attuale amministrazione, con tantissime foto postate online ma, evidentemente, pochissima spesa che diventa reddito. Non diventa reddito la tariffa agli autobus, non diventa reddito il biglietto al Pozzo di San Patrizio, non diventa reddito il parcheggio o la multa, insomma ben poco del turbinare di stranieri ed italiani in visita alla rupe ed ai dintorni riesce a divenire parte integrante dell’economia reale.
Insomma nonostante Orvieto sia tuttora uno dei punti di riferimento per i tanti visitatori internazionali ha i valori di perdita monetaria delle aree della crisi industriale ternana che però non hanno il nostro turismo. Non bisogna essere bocconiani per dedurre quanto in realtà qui vada anche peggio che altrove e che la ricetta Germani, le sue linee di governo, ed i tanto strombazzati “Aree Interne” e “Contratto di Fiume” non abbiano per ora portato nulla di miracoloso. Eppure le avvisaglie c’erano tutte e la crisi era ben nota; dall’opposizione ci abbiamo provato a dare respiro e prospettive alla città proponendo ricette alternative nella gestione della crisi Electrosys per la quale avevamo chiesto che i lavoratori, il vero Know How aziendale entrassero nell’impresa ma figurarsi se quest’impostazione a sinistra poteva piacere, oppure quando proponevamo il Centro del Made in Italy ridando fiato ai lavoratori ex Sphera ed ex MManifatture e tentando la via possibile di approfittare dell’essere il vero centro d’Italia sviluppando nel tempo un cluster delle tecnologie “wearable” cioè indossabili. Persino la nostra proposta redistributiva dei lavori locali tramite voucher è stata respinta e quella di Coworking, altro capolavoro del Partito Democratico, scippata dai consiglieri di maggioranza per, lo dicevamo e si è dimostrato vero, trasformarla in una scatola vuota e metterla in naftalina è effettivamente stata svuotata di contenuti e messa nel dimenticatoio per poter bloccare qualunque iniziativa del genere fatta da altri gruppi politici utilizzandola come “pregiudiziale”, un trucchetto da vecchia scuola di partito che non porta nulla ai cittadini e toglie opportunità a tutti.
Intanto un assessorato allo sviluppo invisibile, un atteggiamento inconsistente e disimpegnato dell’Amministrazione, hanno lasciato imprese e cittadini disorientati ed incerti. Insegnano nelle scuole che in crisi, dove c’è opportunità, gli imprenditori possono decidere di rischiare e riuscire o fallire, ma in crisi dove ci sia anche incertezza nella disponibilità delle opportunità gli imprenditori questi non investono in posti di lavoro e non rischiano, i cittadini giocano in difensiva e preferiscono risparmiare piuttosto che spendere, ed il desiderio emulativo per il quale si cerca il meglio viene sostituito da un più concreto fregarsene e l’economia, di conseguenza, progressivamente si blocca. Questo soprattutto in assenza di quel patrimonio immateriale che è il senso di comunità ed il clima di fiducia nelle istituzioni, che, ricordiamolo, è stato leso gravemente con il continuo ignorare i processi partecipativi, come il Qsv, eletti ad un semplice formalismo da ignorare a piacimento, come la recente questione di mobilità, viabilità e soprattutto parcheggi ci ha mostrato in tutta la sconfortante mediocrità della NON azione amministrativa.
Il M5S nazionale da tempo sponsorizza concretamente, ed anche di tasca propria, l’iniziativa privata delle piccole imprese con il microcredito e la salvaguardia della tenuta sociale e di quell’economia fatta di commercio, terziario professionale e locazioni che sarebbero accessibili in presenza di quel Reddito di Cittadinanza che persino l’Europa ci chiede. Il M5S locale, non si è tirato indietro e non ha fatto mai mancare il proprio sostegno alle iniziative con potenziali ricadute positive, persino sul Coworking, scippato e trasformato in operazione di facciata o peggio, abbiamo sostenuto il singolo provvedimento, non siamo noi a dire sempre no alle proposte, anzi. Infine il MoVimento orvietano ha puntato il dito ripetutamente sull’assenza di un’agenda europea, sulla progettualità comunitaria che permetterebbe ricadute territoriali importanti e soprattutto prospettive intorno cui i privati possono decidere di aggregarsi ed investire. Pazzesca la sua assenza, quanto tempo sprecato!
Adesso i nodi sono venuti al pettine in tutta la gravità della perdita di ricchezza, e del conseguente minor valore del mercato, incluso quello immobiliare, i valori delle case per intenderci, ed è ora di considerare fallimentari le ricette e soprattutto i NIET del passato, l’ostinata conservazione di privilegi e di rendite di posizione che davvero è fuori tempo massimo. L’Amministrazione Germani non ha allo stato dato dimostrazione di esser preparata, anzi non ha posto in atto alcuna strategia per fronteggiare la situazione raccapricciante che emerge dai dati. La Giunta appare più un problema che parte della soluzione ed i numeri condannano senza appello.
Germani, almeno questo, ha passato la prima parte dell’estate ad incontrare i cittadini confrontandosi con loro, tanto di cappello tuttavia questo non basta. Intanto revochi tutte le deleghe ai consiglieri e metta a punto una squadra capace, poi consideri che le linee programmatiche, alla luce dei limiti dimostrati, vanno cambiate in pochi punti per la messa in sicurezza e la tenuta socioeconomica del territorio aggiungendo la prioritaria ricerca di fondi europei ed il sostegno ad ogni iniziativa regionale e nazionale su reddito di cittadinanza.
Su questo non faremo mancare il nostro appoggio, sui risultati positivi il nostro apprezzamento ci sarà per certo, così come il nostro giudizio su quelli negativi. Ora è necessario smetterla con i giochi di partito ed occuparsi seriamente dei problemi innanzitutto ammettendone l’esistenza e poi predisponendosi a risolverli.
I cittadini, le aziende e le famiglie orvietane se lo aspettano e lo meritano.