Cibo e turismo. Dossier Orvieto.

SUPERCHEF O TRATTORIE? ORVIETO CLASSICO O BOLLICINE? CHI SI OCCUPA DI TURISMO PER IL COMUNE HA PROMOSSO UNA DISCUSSIONE PARTECIPATA NEL NOSTRO COMUNE OPPURE È STATO A GUARDARE?

Eppure Orvieto dovrebbe essere uno dei punti di riferimento nel panorama italiano. Ai tempi della prima edizione di Orvieto con gusto neanche se riusciva a passare per il corso dalla gente che andava in giro calici alla mano per degustazioni. Oggi purtroppo non è più così. Il quadro generale italiano invece rappresenta molte potenzialità, alcuni Trend a cui agganciarsi e certamente una crescita generalizzata dell’interesse di chi viene da altre nazioni per fare turismo enogastronomico. Con 223 i milioni spesi nel 2017 i visitatori internazionali rappresentano per l’enogastronomia un incremento del 70% rispetto alla spesa del 2013 (131 milioni). Tuttavia, complice anche il cambio del mercato e l’affermarsi delle piattaforme di confronto dei prezzi online, il corrispondente incremento della spesa totale per vacanza nello stesso periodo è stato sensibilmente inferiore (+18,4%). Va detto che dalla spesa commerciale e dell’accoglienza va probabilmente anche sottratto l’aumento delle tariffe tra parcheggio, trasporti interni e tassa di soggiorno, che drenano dal mercato alle amministrazioni locali Ma su questo gli studi non sono univoci e sicuramente le amministrazioni dalla loro possono affermare che c’è un effetto Leva dov’è quelle tariffe e Quelle tasse di soggiorno vengono riutilizzate appunto per scopi turistici. È il caso più evidente del successo di alcune località su altre, non accade invece dove gli stessi accessori del comune vantano un atteggiamento opposto dicendo che i turisti sia vantaggio no Ad esempio dell’illuminazione pubblica Quindi quei soldi possono essere orientati al pagamento degli interventi correnti , quindi anche delle bollette , relativi ai lampioni. Ad Orvieto ad esempio andata così.

E questo non riguarda soltanto il turismo internazionale infatti anche gli italiani sono mossi e spinti da interessi enogastronomici (22,3% dei turisti italiani e il 29,9% degli stranieri). I dati provengono da Fonte certificata, l’Osservatorio nazionale del turismo a cura dell’Ufficio studi Enit – Agenzia nazionale del turismo, che ha elaborato un report sul turismo enogastronomico in concomitanza con la settimana della cucina nel Mondo,

In sintesi i 2 elementi dell’offerta enogastronomica italiana che danno valore aggiunto al settore appaiono essere il radicamento territoriale con la propria capacità di valorizzazione delle produzioni locali, dall’altra la capacità di bilanciare la stagionalità dei flussi turistici durante tutto l’arco dell’anno, anche verso i mercati a lungo raggio.

“In termini di spesa pro-capite, un viaggiatore straniero che nel 2017 ha scelto le destinazioni italiane per una vacanza motivata dalle eccellenze enogastronomiche ha speso, in media, 149,9 euro al giorno. Inferiore il budget medio per le altre tipologie di vacanza: vacanza culturale 128,7 euro, vacanza sportiva 122,9 euro, vacanza in montagna 109,3 euro, vacanza verde/agriturismo 103,9 euro, vacanza al mare 90,2 euro, vacanza al lago 85,2 euro.”

Come si pone Orvieto? Quale è la spesa media per questo specifico segmento e quante alternative ci sono nei dintorni che garantiscano una stanzialità Maggiore? A Quali mercati ci rivolgiamo?

Ecco recentemente ha fatto un gran vanto l’amministrazione di puntare indicazione della Russia. Va chiarito che è un target assolutamente secondario stando ai rapporti ufficiali ed ai dati che sono assolutamente Chiari e comprensibili Per quanto riguarda i turismi che generano il miglior movimento economico ed i più interessanti utili per l’offerta enogastronomica, che giunge qui in Italia: Stati Uniti (45,5 milioni di euro), Uk (25,4 milioni), Austria (18,7), Svizzera (17), Francia (16,5), Canada (11,6), Brasile (11,5), Germania (10), Danimarca (8,1), Belgio (7,2). In termini di quota percentuale, l’incidenza di ognuno dei primi dieci Paesi è la seguente: Usa 20,4% (un quinto), Regno Unito 11,4%, Austria 8,4%, Svizzera 7,6%, Francia 7,4%, Canada 5,2%, Brasile 5,1%, Germania 4,5%, Danimarca 3,6%, Belgio 3,2%. I pernottamenti generati nel 2017 dalle vacanze enogastronomiche sono stati 1,5 milioni, cresciuti del 50% nell’ultimo quinquennio.

Per quanto concerne il territorio è la cosiddetta area interna del sud ovest orvietano Paradossalmente dovremmo essere molto favoriti in quello che si chiama ambito agrituristico che una parte importante del turismo enogastronomico. Dall’elaborazione dei dati Istat risulta anche questo un segmento dell’offerta turistica italiana in sensibile sviluppo. Le aziende che operano nel comparto, infatti, sono oltre 23mila (2017), mettendo a segno un incremento del 3,3% nel periodo 2017/2016. Le attività agrituristiche, in prevalenza, sono localizzate nei comuni classificati come aree interne (61,6% del totale delle aziende agrituristiche). Grosseto, Castelrotto e Appiano sulla Strada del Vino (Bz) e Noto (Sr) sono i comuni con la più alta concentrazione di agriturismi.

Le imprese autorizzate nell’esercizio di altre attività agrituristiche (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi, sport) hanno fatto registrare un incremento del 4,3% nel 2017 rispetto all’anno precedente (12.986 strutture). Mentre in 1.547 agriturismi (+3,3% sul 2016, 12% del totale) viene svolta l’attività di fattoria didattica, nell’ottica di aiutare i turisti a scoprire le dinamiche della vita quotidiana delle fattorie, contribuendo alla preservazione del territorio.

Ma anche qui ci si domanda cosa sta facendo ed abbia fatto l’amministrazione per agganciare questo Trend è per contribuire alle proprie imprese del territorio ed ai cittadini che vi lavorano di raggiungere la prosperità che con questi numeri diventa possibile.

E purtroppo non abbiamo alcuna notizia di iniziative in tal senso, si applica una tattica lassista nonostante la provvista economica disponibile per le imposizioni specifiche, su tutte la tassa di soggiorno. Le stesse aree interne sono tuttora ferme al palo, resta nell’aria quella famosa “strategia” policentrica ma fatti concreti purtroppo nessuno. Solo le foto di un assessore che ha messo uno stallo per le ciclabili a Piazza Cahen la settimana prima della discussione ampiamente preventivata dell’apposita mozione, che prevede ben più ampi interventi, presentata da Lucia Vergaglia.