ORVIETO. MANCA LA DIALETTICA CULTURALE

AL NETTO DELLA PREPARAZIONE DEI SINGOLI LA POLITICA CULTURALE ORVIETANA NON È FECONDA NONOSTANTE LE POTENZIALITÀ PERCHÉ MANCA LA DIALETTICA E LA RELAZIONE TRA POLITICA E MONDI DELLA CULTURA.

Gaio Cilnio #Mecenate è ben riconosciuto come uno dei fautori del successo politico e culturale di Ottaviano Augusto e della affermazione, in epoca classica e successive, del potere che hanno arte e conoscenza nel sostenere la prosperità dei territori piccoli e grandi.
Antesignano dei moderni “ministri della cultura” operò innanzitutto la costruzione di solidi legami con i poeti del tempo, come Orazio, Virgilio e Properzio, protagonisti indiscussi di quella stagione della storia di Roma. A lui dobbiamo anche la sapiente accortezza di indirizzare i big del suo “circolo” letterario verso generi diversi, evitando rivalità e gelosie che altrimenti avrebbero vanificato l’intero progetto di crescita culturale.

Ben più ampia fu la portata del mecenatismo rinascimentale da parte nobiliare e quello ottocentesco che vide la borghesia protagonista.

In epoca repubblicana è lo Stato ed il territorio che diviene protagonista ad esempio seguendo quelle iniziative che diedero origine ai teatri stabili come servizio pubblico, sulla falsariga delle proposte manifesto di Paolo Grassi e Giorgio Strehler.

Ecco. Giungiamo ai nostri giorni ed al nostro territorio cuspide tra Lazio, Toscana ed Umbria dove invece questo sistema di relazioni è assolutamente avulso alla iniziativa politica dell’attuale Assessorato alla cultura orvietano.

Ma la cosa che probabilmente è mancata di più ad Orvieto sembra essere la rinuncia anche al minimo tentativo una crescita culturale basata sull’armonica dialettica tra politica del territorio e mondo della cultura nelle sue accezioni più estese e contemporanee. Non ci soffermiamo sulla quantità di singole occasioni perse e di archivi nascosti e chiusi. Il problema è di sistema, di scelte di fondo , basate sull’abdicare a terzi cose che dovrebbero essere patrimonio del deciso che politico. E questo ha rappresentato una perdita netta per tutti noi.

Anzi si è creata una condizione particolarmente svantaggiosa per il nostro territorio, il quale viene visto come luogo non di crescita e fecondità ma dal quale è possibile predare spazi fisici e valore storico per interesse privato ed in maniera assolutamente autonoma, senza che il Comune sappia metterci bocca.

Occorre il contrario. Bisogna fare tesoro di ciò che si ha nell’interesse collettivo ed in modo che i frutti possano crescere anche nel tempo. Teatro, archeologia, sistema museale e dei beni culturali, Genius loci, storia delle comunità e peculiarità, tipicità e Tradizioni devono trovare il proprio spazio assieme ai linguaggi del contemporaneo, alla ricerca, alla scuola ed a specifiche formule di ospitalità nell’azione politica della prossima amministrazione, azione che deve essere molto di più di un calendario eventi pluriennale che, in ogni caso, pure è mancato.

《Sicuramente in campagna elettorale per Orvieto 2019 ci saranno una quantità di persone che parleranno di neo Rinascimento oppure di promozione della Cultura e di mecenatismo però va detto anche che molti di questi in passato o hanno avuto degli interessi privati scarsamente condivisi con resto del territorio oppure semplicemente non hanno fatto nulla di quello che avevano promesso. Da parte nostra il tavolo di lavoro è sempre aperto ed abbiamo le idee chiare ed una rete attiva di relazioni in grado avviare il processo in maniera costruttiva. Lo sviluppo culturale del territorio è una delle chiavi di crescita sostenibile nel tempo della nostra realtà, a patto che sia portato avanti nell’interesse della comunità ed in una dialettica limpida e trasparente, senza retropensieri e senza volontà egemonica da parte degli operatori coinvolti. E questo è solo il punto di partenza.》Lucia Vergaglia M5S Orvieto

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