Istituzioni culturali a misura di bambini

UNA CITTÀ A MISURA DEI BAMBINI? COMINCIAMO DALLE ISTITUZIONI CULTURALI.

Il nostro sistema museale è adatto ai più piccoli? È stato immaginato perché sia compreso da chi non conosce la lingua italiana o addirittura non sa leggere? Almeno in parte?
L’apprendimento veloce, l’interattività, la possibilità di fare laboratori e incontri di gruppo con guida ed esperti fanno parte della bagaglio operativo, del kit di funzionamento, dei moderni sistemi museali che non sono più pensati per poter vedere qualcosa di bello non altrimenti disponibile come succedeva nell’800 come le stampe a colori le riproduzioni mancavano ma invece dovrebbero servire dal punto di vista divulgativo per immettersi attraverso proprio il nostro sistema museale in una esperienza se non puoi ripetere attraverso uno smartphone oppure un tablet, dal punto di vista educativo per far venire voglia di conoscere ed approfondire determinate materie e determinate opere ed autori, infine dal punto di vista culturale dovrebbe permettere attraverso linguaggi internazionali o linguaggi ponte l’approfondimento (oppure attraverso sostegni tecnologici che possono essere “evocati” attraverso codici QR o l’utilizzo di lavagne interattive, chioschi o totem digitali) appunto per i cultori della materia facendo attenzione a non seminarli a caso ma legandoli ad un percorso ed un progetto facendo tesoro dei tanti errori come l’OrvietoVie (pseudo) Museo Diffuso di Orvieto o la pessima gestione dell’Art Bonus.
Infatti non basta essere in possesso delle risorse culturali come beni, archivi oppure collezioni. Bisogna essere in grado di darne fruizione in maniera da poter fidelizzare e persuadere a rimanere e tornare ancora ed ancora. E per il contenuto culturale, non per la qualità della bevanda di un bar messo all’interno della struttura.
Soprattutto per tende dei bambini che portano con sé le famiglie non solo aumentando il ritorno economico in termini di biglietti e ricadute positive sulla città ma anche diffondendo il messaggio culturale, educativo e perché no anche artistico delle nostre eredità culturali ed identitarie.
Per farlo ci vuole una categoria di amministratore, a cominciare dagli assessori alla cultura, che non siano solo scelti per una loro personale ma partano dalla capacità di mettersi dal lato di chi vuole meravigliarsi in senso ellenistico siamo in grado di vedere le cose splendide bellissime ed uniche che celiamo nei nostri musei, nelle nostre teche, con gli occhi dei più piccini o con gli occhi di chi viene da culture troppi remote o troppo moderne.