PUO’ UNA “PARTECIPATA” DIVENTARE UN VOLANO PER LA CITTÀ? NOI CI AVEVAMO SCOMMESSO.
Il Centro Studi Città di Orvieto in occasione della chiusura del bilancio esercizio 2017, ha presentato alla Città il programma delle attività ed i progetti per il prossimo futuro. Eravamo abituati a tutta una’altra impostazione della precedente gestione del CSCO e con risultati decisamente peggiori. Tanto di essere arrivati al punto di voler ribaltare l’impostazione perché qual è il comune si trovava a dover scegliere se andare verso la liquidazione oppure sostenere economicamente il centro stesso oltre che con le infrastrutture e, talvolta, anche con impegni straordinari. Accogliemmo la sfida. Con una delle nostre prime iniziative, la proposta denominata la nuova linfa per il CSCO, che è una vera e propria invasione di campo dato che spostava dal Consiglio Comunale ognuno nel proprio ordine di servizio su come impostare i nuovi corsi procedendo a coniugare assieme alla mission tradizionale del Centro studi, con la Summer School e le altre attività in favore degli studenti università straniere, anche le iniziative di formazione continua obbligatoria per i professionisti del nostro territorio in modo da avere una apertura nuova e diversa sul locale ed avere una base minima non dipendente dai flussi stranieri che, soprattutto in quel periodo, potevano soffrire di quelle dinamiche internazionali legate ai fenomeni terroristici.
Naturalmente tale visione politica non fu colta al volo da tutti gli operatori e da quelle che vengono definite classi dirigenti tuttavia il rinnovato consiglio di amministrazione fece propria questa proposta e la introdusse negli statement, cioè nelle dichiarazioni di presentazione, della nuova governance della nostra partecipata. Oggi A distanza di 4 anni abbiamo visto che questo tipo di impostazione in questo caso ha dato i suoi frutti.
Fossero state colte alla stessa maniera iniziative come il Cluster industriale a Fontanelle di Bardano per il centro del made in italy, la gestione del titolo minerario tione, il centro di recupero rifiuti elettrici ed elettronici negli spazi dell’ex consorzio crescendo , la proposta di viabilità per la rupe, l’avvicinarsi alla condivisione delle produzioni con il teatro stabile dell’Umbria e quelle decine di altre iniziative portate avanti da Lucia vergagli forse la nostra base di occupati e le condizioni economiche locali non sarebbero le stesse di adesso con il triste primato riportato dai dati di opencoesione che non ci vede esattamente tra i primi per finanziamento europeo dei progetti pro capite, né per numero assoluto dei progetti e neppure per la capacità di attrarre investimenti.
Registriamo quindi delle parole di Matteo Tonelli , il presidente del centro studi città di Orvieto , non solo il senso che adesso si può scegliere se galleggiare o investire ma soprattutto la spinta a guardare ad una politica territoriale diversa che non resti a fissarsi l’ombelico e si proponga di aprirsi a quanto potrebbe e nuove economie.
Infine sottolineiamo dall’intervento la nostra portavoce proprio sui banchi dal centro studi che le risorse infrastrutturali non vanno squalificate e svalutate mettendole a disposizione a macchia di leopardo ma bisogna immaginare la città viva e vitale con i propri organi come il CSCO ben collegati tra loro e connessi al tessuto culturale, sociale, imprenditoriale e soprattutto lavorativo del territorio con il comune che funga da facilitatore oltre che da controllore. Invece la fretta che sta dimostrando l’amministrazione in quest’ultimo anno, assegnando in modo gratuito spazi e permessi oltre che le gravi carenze dei bandi per Belvedere o Palazzo del Popolo ad esempio, ci lascia davvero l’amaro in bocca perché è il contrario di ciò che necessita la città se si vuole che diventano davvero un volano per la nostra economia e per il nostro sviluppo.